I progetti Siproimi (ex Sprar) di Calascibetta e di Centuripe, gestiti dalla Onlus Iblea Servizi Territoriali, in Formazione con Proxima, cooperativa sociale impegnata in percorsi di integrazione e protezione per "vittime di tratta".___
"[...]Quando siamo arrivate ero sorpresa perché questo non era quello che mi aveva promesso[...] dovevo lavorare per strada [...].
È questo il "copione" che accomuna molte ragazze arrivate inItalia, spesso con la falsa promessa di una nuova vita in Europa e di un lavorosicuro e onesto, ritenute potenziali vittime di un fenomeno che costituisce unagrave violazione dei diritti umani fondamentali: la tratta di esseri umani ascopo di sfruttamento sessuale. Un fenomeno che negli ultimi anni ha avuto unaumento esponenziale e che coinvolge oltre 11000 persone. Gli ultimi datistatistici relativi alle presunte vittime di tratta risalgono al 2016, poichésono da sempre di difficile acquisizione, stante il carattere estremamentesommerso del fenomeno e la difficoltà delle Autorità di intercettare le vittimestesse. Sono comunque dati confermati anche dall’ultimo rapporto pubblicatodall’UNODC, l’ufficio preposto delle Nazioni Unite che, raccogliendo informazioniprovenienti da 142 dei 193 Stati membri dell’Onu, periodicamente produce il Global report on trafficking in persons e che denuncia la gravitàdel fenomeno a livello mondiale, confermando il persistente traffico a scopo disfruttamento sessuale delle donne, in particolare nigeriane, verso l’Europa. A questo, che continuaad essere l’ambito di maggior interesse per le organizzazioni criminali (69%), sisono sovrapposti ed affermati altri contesti di sfruttamento, quali quello nell’ambitodel lavoro, delle attività illecite, dell’accattonaggio nonché, sebbene ancorapoco conosciuti, dello sfruttamento a scopo di espianto di organi o di adozioniillegali internazionali.
E ancora:
"[...] Senon lo avessi fatto mi avrebbe ammazzato [...]."
Sono queste le parole di Anita e di Joy, 18 e 20 anni,protagoniste tra le altre del docufilm "The journey" (link trailer), realizzato dallacooperativa sociale Proxima durante un progetto di documentarismo partecipativoche ha visto coinvolte le ragazze che seguono un programma di protezione pervittime di tratta e che hanno interpretato il ruolo di sé stesse, le lorostorie e i ricordi del loro viaggio, naturalmente nell’anonimato, per garantirela propria privacy e per difendere la propria sicurezza.
Si tratta di ragazze sempre più giovani, spesso minorenni. Nelcaso delle migranti nigeriane arrivate via mare, la probabilità sale all’80%. Vengonoreclutate nel loro villaggio o città di origine e vincolate mediante un impegnoalla restituzione di una somma di denaro suggellato dal "Juju", un insieme dipratiche e rituali tipiche dell’Africa occidentale, attraverso il qualeassumono l’impegno di pagare il debito verso chi le farà arrivare in Italia. Laprincipale minaccia in caso di inobbedienza è la morte, loro o dei parenti. Leragazze ricevono un numero di telefono in Nigeria che dovranno contattareappena arrivate. Nei centri in Libia, insieme alle ragazze, ci sono anchemembri delle organizzazioni criminali che hanno un ruolo strategico di aggancioe indirizzamento. Normalmente non conoscono l’entità del loro debito, che avolte può arrivare finanche ai 25000 euro, fino ad arrivare in Italia.
E unavolta attraversato il Mediterraneo, gli sfruttatori dicono:
"Qua non c’è lavoro, ma il debito lo devi pagare. Vai con le altre. Guarda come fanno e fallo anche tu."
È questa la narrazione, tutt’altro che cinematografica, presentatadal docufilm che ha dato inizio ad una giornata di formazione rivolta alleequipe e agli operatori dei due progetti Siproimi (Ex Sprar) di Calascibetta edi Centuripe gestiti dalla cooperativa sociale Iblea Servizi Territoriali.
Un incontro formativo in cui i due progetti territoriali diseconda accoglienza per nuclei familiari, monoparentali e donne singole, sisono potuti confrontare con la dott.ssa Ausilia Cosentini, la dott.ssa CaterinaPoidomani, la dott.ssa Erika Distefano e la mediatrice alla pari Ehis Ainomwandella Proxima, cooperativa sociale partner della Iblea Servizi Territoriali, che"dal 2003 realizza percorsi di integrazione e protezione sociale destinati avittime di tratta e grave sfruttamento lavorativo e che ha nella propriamission l’obiettivo di offrire un’opportunità di fuga, cambiamento e crescita acoloro i quali intendono sottrarsi all’assoggettamento e al condizionamentolegati a situazioni, appunto, di sfruttamento e di tratta."
Una giornata proficua di condivisione tra professionisti, in cuitanti sono stati gli aspetti affrontati: dal contesto normativo all’ambitod’intervento e le sue dimensioni; dall’approccio multidisciplinare alleprocedure operative standard, necessarie e adeguate, soprattutto per il primopasso: l’identificazione di una probabile vittima, ovvero la capacità di saperleggere e interpretare quelli che vengono definiti come "indicatori", quale momento cruciale e fase propedeutica pergarantire l’adeguata protezione e assistenza alle vittime della tratta degliesseri umani.
L’identificazione rappresenta il primo passo per far sì che esseabbiano l’opportunità di uscire dalla situazione di assoggettamento in cui sitrovano e ricevere appropriata e tempestiva tutela. Si tratta di un processotalvolta molto lungo e complesso, a causa della frequente diffidenza dellevittime stesse - per timore, pudore, scarsa fiducia- nel raccontare in tutto oin parte i fatti di cui sono state loro malgrado protagoniste.
Le gravicondizioni e i traumi a cui le vittime vengono sottoposte durante il viaggio (the journey),che dall’Africa sub-sahariana talvolta dura anche molti mesi o anni - ledonne sono quasi sempre vittime di violenze sessuali - e il legame ad unaconsegna di silenzio imposta dai trafficanti, nella maggior parte dei casi, le ponead una resistenza nell’instaurare un qualsiasi rapporto di fiducia con leAutorità del Paese di destinazione.
Occasioni di confronto come quella creata tra le due cooperative martedì15 ottobre scorso, permettono lo scambio di opinioni e di esperienze tra chilavora giornalmente con potenziali o reali vittime, per superare questi limitiall’identificazione e mettere in campo sinergie e competenze peravviare percorsi di protezione, partendo dal fargli comprendereche "Nessuno è nato schiavo" e nessuno è, né deve essere, condannato adiventarlo.
In allegato, alcune foto dell’incontro formativo (15 ottobre 2019)
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PER SAPERNE DI PIU’ SULL’ARGOMENTO:
Numero Verde AntiTratta istituito dal Dipartimento per le Pari Opportunità800 290 290
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